Questo libro racconta la storia di come, sin dall’età decemvirale, il diritto romano sia servito ad appagare l’esigenza di disporre mortis causa, e ne presenta gli sviluppi fino all’epoca classica. La più antica regolamentazione a tal proposito è affidata ad un unico, scarno versetto della legge delle XII Tavole: su di esso la giurisprudenza si eserciterà per introdurre ardite innovazioni creative, la cui evoluzione è indagata al fine di offrire un’interpretazione della storia primitiva delle successioni testamentarie, con particolare riguardo al rapporto tra heredis institutio e testamentum, e alla possibilità di quest’ultimo di rendersi idoneo veicolo di disposizioni eterogenee. Essa viene inoltre rapportata ai più ampi ambiti del «disporre» e dell’«acquistare» mortis causa, e posta in costante contrappunto con le progressive limitazioni della latissima potestas – originariamente garantita al civis dalla norma dell’antica legge – ancora menzionata nella compilazione giustinianea, più che altro per recare memoria della reliquia decemvirale che ne costituiva il fondamento. Tale menzione risulta del tutto coerente con il generale atteggiamento di venerazione da sempre tributata al codice decemvirale, e con i plurisecolari tentativi di palingenesi, i quali impegnano ancora oggi un appassionato gruppo di studiosi, protagonisti dell’immane ricerca che ha per il momento contribuito a fornire un supporto testuale all’intuizione relativa alla retrodatazione degli esperimenti palingenetici della legge delle XII Tavole all’età dell’Umanesimo.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
263 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Pierfrancesco Arces
Pierfrancesco Arces, nato a Grottaglie il 5 novembre 1976, avvocato e dottore di ricerca in Comparazione giuridica e storico-giuridica, è ricercatore confermato in Diritto romano e diritti dell’antichità presso il Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali di Alessandria dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale «Amedeo Avogadro», ove è anche professore aggregato di Istituzioni di diritto romano e di Diritto romano.