Mancava nel panorama dell'Estetica italiana un'ampia ricognizione antologica sul Sublime moderno. A partire dal suo fondamento retorico, dalla querelle sul "Fiat Lux" - "a cosa si dirige la nostra ammirazione? All'atto della creazione o al racconto di Mosè?" - il sublime delle parole si oppone o si sovrappone al sublime del contenuto. D'ora in avanti, il sublime si dibatterà tra retorica - che avrà la peggio - e cosalità - che troverà nel Settecento dignità teorica. Boileau, Silvain, Rapin, B. Lamy ne saranno alcuni interpreti. Il primo e il secondo capitolo, di questo repertorio antologico, vertono l'uno sul sublime artistico, soffermandosi sul ruolo preponderante assegnato all'arte poetica, l'altro sul sublime naturale e, nel caso di Kant, anche sul sublime oggetto della scienza. Il terzo capitolo analizza un lato particolare del sublime, che prende le mosse da un aspetto dilagante nell'Europa di fine Seicento e del Settecento, ma che è assai meno studiato rispetto al sublime "tradizionale": la sua nascita dal lato emozionale-patetico, che trova il suo pieno sviluppo teorico nelle Réflexions di Jean-Baptiste Du Bos. Si delinea, in questo testo, un percorso che da Milton, Pope e Haller conduce attraverso Dennis, Addison, Burke, Lessing, Mendelssohn e Sulzer a Kant, Schiller e Schopenhauer. Senza tralasciare gli autori dell'idealismo tedesco, il sublime viene indagato anche nel Novecento, con una prospettiva rivolta agli sviluppi contemporanei. Ogni brano è preceduto da un'ampia scheda introduttivo-tematica, che esemplifica i passi selezionati.
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Yes -
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Italian -
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373 -
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