Emotività animali. Ricerche e discipline a confronto

Emotività animali. Ricerche e discipline a confronto

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Gli animali non-umani provano emozioni? Chiunque conviva o abbia convissuto con un cane, un gatto o un qualsiasi altro animale da compagnia resterebbe stupito di fronte ad una simile domanda, e risponderebbe senza esitazione «ma certo!», citando, ad esempio, le manifestazioni di affetto di Fido quando ritorna a casa, o il suo sguardo supplichevole rivolto alla porta e al guinzaglio quando vuole uscire, e così via, con una sfilza interminabile di esempi. Tuttavia, per molti la questione non è così pacifica: quelle degli animali non-umani – dicono – sono semplici reazioni istintive, dovute all’abitudine e al training, nei confronti di qualcosa che desiderano o che dà loro fastidio o dolore, e non hanno nulla a che fare con le vere emozioni che sono soltanto le nostre, quelle umane. Le emozioni infatti sono moti dell’anima, presuppongono consapevolezza di sé, autocoscienza e un grado di complessità e di sensibilità sconosciuto agli animali di qualunque specie non-umana. Ma anche le emozioni umane non è poi detto che abbiano sempre goduto di una buona stampa, perché sono considerate irrazionali, tali da impedirci di agire per il meglio, in grado di obnubilare il nostro raziocinio e di trascinarci fuori dalla retta via, che è quella del ragionamento, delle decisioni prese con calma, con riflessione. Nel contrasto ragione-emozione la risposta tradizionale va tutta a favore della prima, vista come l’unica vera caratteristica che distingue l’essere umano. Le emozioni rappresentano un po’ il nostro lato profondo, complicato, che conosciamo ancora poco, nonostante l’aiuto della psicologia: come possiamo pensare di attribuirle anche agli animali non-umani?

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